I giorni della rotonda, intervista a Bergamo TV
pubblicato il 7 aprile 2011 in I giorni della rotonda,Interviste,Multimedia,Stampa
pubblicato il 7 aprile 2011 in I giorni della rotonda,Interviste,Multimedia,Stampa
pubblicato il 17 gennaio 2010 in I giorni della rotonda,Multimedia,News
Sul molo sud di San Benedetto del Tronto – a pochi passi dalla Rotonda – in una giornata di vento (gelido), Pier Paolo Flammini, di Riviera Oggi, ha realizzato questa intervista. Buona visione. Recensioni e altre notizie su I Giorni della Rotonda le trovate qui.
pubblicato il 17 gennaio 2010 in I giorni della rotonda,In libreria
Questo sito è ancora incompleto (ci sto lavorando) ma visto che è da poco arrivato in libreria il mio nuovo libro “I giorni della rotonda” ho deciso di inserire le recensioni che stanno uscendo e alcune notizie di servizio sui prossimi interventi pubblici che lo riguardano. Trovate le prime qui sotto, e gli appuntamenti e altro, cliccando qui o sul menu. Qui invece c’è la quarta di copertina.
“I giorni della Rotonda” è un romanzo diviso in tre parti, scandite dagli anni 1981, 1983, 1985, che si svolge attorno a una piazza, la Rotonda appunto, di una cittadina di provincia, San Benedetto del Tronto. I tre diversi “movimenti”, che si avvitano uno sull’altro, riguardano i giovani del luogo impegnati a confrontarsi con la Storia del proprio Paese (oltreché del proprio villaggio). L’ho pensato dall’inizio come un romanzo storico e infatti la prima parte racconta anche i dieci anni che precedono e preparano l’arrivo degli Ottanta. Il naufragio del peschereccio Rodi davanti al porto l’antivigilia di Natale del 1970 e la rivolta dell’intera città in risposta ai mancati soccorsi costituiscono l’inizio ideale di questo libro che si apre con il racconto di Aldo Sciama
nna, giovane renitente alla leva, rinchiuso per una notte nella cella imbottita d’un ospedale militare. Tocca ad Aldo rievocare la prima fase della vita della Rotonda, centro politico e aggregatore di energie e idee, con l’aiuto dell’amico Domenico, marinaio impegnato nell’antifascismo, voce e memoria, vero e proprio trait d’union fra la piazza e il porto. Sono quelli gli anni del massimo fulgore della marineria sambenedettese, lanciata nell’epopea atlantica alla conquista delle coste africane con una flotta ricca e gloriosa e equipaggi di grande valore ma con i marittimi ancora sprovvisti del contratto di lavoro. Questa parte si conclude con il rapimento, avvenuto proprio a San Benedetto, di Roberto Peci (fratello di Patrizio, primo pentito delle Brigate Rosse) ad opera di un commando di terroristi del Fronte delle Carceri-Partito della Guerriglia arrivati da Roma.
Il periodo delle lotte, del lavoro culturale, delle conquiste civili e dell’impegno (e delle pistole e degli arresti) lascia il posto al buio e alle macerie, al ripiegamento, al dilagare dell’eroina, subdolo strumento di ulteriore repressione. La generazione immediatamente successiva è una sorta di vittima collaterale, inconsapevole e docile, di una tragedia collettiva troppo spesso rimossa e taciuta. A narrare questa caduta dolorosa è una giovanissima, Mari, protagonista della storia d’amore con Marco, un ragazzo in procinto di partire per il servizio militare. Quella che molti storici hanno definito come una delle due più importanti rivoluzioni del secolo scorso, la liberazione sessuale, comincia a dare i suoi frutti anche in provincia e Mari si confronta con una controversa educazione sentimentale da cui uscirà con lucidità e amarezza avendo sfiorato la rovina di tanti coetanei. La terza parte, infine, mostra la dimensione più scanzonata e estiva della Rotonda (San Benedetto è un importante e ridente centro vacanziero con una spiccata vocazione turistica) còlta nell’aspetto leggero ed effervescente degli anni Ottanta: le discoteche, le look parade sulla falsariga di Roberto D’Agostino a “Quelli della notte”, le conquiste da spiaggia, il consumismo sfrenato, il trionfo dell’individualismo e dell’apparenza, dell’edonismo reaganiano. Da questa vacua futilità, per chi è più sofferente e irregolare, c’è una sola via d’uscita: la letteratura prima (parafrasando Wenders e il rock’n’roll che gli ha salvato la vita), la fuga poi.
Questo è il libro come l’ho concepito. Mi interessava dare conto di come la storia trascolora da una generazione all’altra. Del modo in cui la memoria viene, o non viene, trasmessa. Del verificarsi di eventuali cesure. Di capire come e quando e perché si producono. Per questo non ho voluto legare troppo strettamente le tre parti con eventuali espedienti di montaggio (parentele, legami, proiezioni fra i protagonisti dei diversi movimenti) che pure gli avrebbero garantito una tenuta più classica ma che avrei sentito come una forzatura. Mettendomi in ascolto del luogo in cui sono cresciuta, ho lasciato fluire i racconti di quei ragazzi che si riunivano tutt’attorno alla fontana della Rotonda per tornare circolarmente a raccogliere le storie di quella manciata di anni che segna il passaggio fra epoche così differenti, quasi opposte.
Per questo sono andata alla ricerca di alcune storie e voci lungo i bordi che, annichilite dal dolore e dai sensi colpa, dalle autocensure e dal timore di apparire “vetero” o polverose, hanno dovuto aspettare trent’anni prima di tornare fuori a raccontarci com’era migliore a quel tempo, pur con le sue ferite e il suo furore, il nostro Paese rispetto a un oggi povero e svilito.
pubblicato il 23 dicembre 2009 in I giorni della rotonda,In libreria
pubblicato il 7 dicembre 2009 in I giorni della rotonda,In libreria